7 settembre 2020
Destinazione TFR: come gestire il trattamento di fine rapporto?
Il TRF (Trattamento di Fine Rapporto) è il compenso economico che spetta al lavoratore con contratto dipendente nel momento in cui, per qualsiasi motivo (licenziamento, dimissioni, o raggiungimento dell’età della pensione), cessa il rapporto di lavoro.
Come si calcola il TRF? La somma corrisponde a circa una mensilità all’anno, ma se si vuole conoscere il valore in maniera più dettagliata basta
- sommare la retribuzione annua e dividerla per 13,5
- aggiungere al risultato ottenuto il cosiddetto indice di rivalutazione, che è stabilito in misura pari all’1,5% fisso, più il 75% dell’inflazione (e va quindi aggiornato annualmente).
Un esempio concreto?
Immaginiamo che il Sig. Rossi sia stato assunto con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato il I gennaio 2019 e che la sua retribuzione annua lorda sia di 25.000€. Per scoprire l’accantonamento del tfr al 31 dicembre 2019 dovrà quindi fare i seguenti calcoli:
25.000€ : 13,5 = 1.851,85€
Ora, supponiamo che l’inflazione rilevata per l’anno prima (2018) sia stata del 1%. Bisognerà quindi procedere così:
1.851,85 x 2,25% [1,5% + 0,75% (1% x 75%)] = 41,66€
Ne consegue che il totale accantonato per l’anno 2019 è (1.851,85€ + 41,66€).
Tale somma non tiene conto delle tasse perché è lorda.
Come si sceglie la destinazione del TFR?
Entro 6 mesi dall’assunzione, il dipendente deve decidere la destinazione del trattamento di fine rapporto.
Basta compilare un modulo, chiamato TFR2, messo a disposizione dal datore di lavoro.
Una volta che avrà ricevuto il modulo compilato, il datore di lavoro deve conservarlo, restituendone una copia controfirmata al dipendente.
Se il lavoratore non esprime alcuna volontà, a decorrere dal mese successivo al semestre in questione, il datore di lavoro trasferisce il TFR alla forma collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi (Fondo chiuso). Se sono presenti più forme pensionistiche complementari, il TFR è trasferito a quella alla quale ha aderito il maggior numero di lavoratori dell’azienda.
Qualora non fosse possibile trasferire il TFR alla forma collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi, il datore di lavoro trasferisce il TFR alla forma pensionistica complementare istituita presso l’INPS, ovvero il Fondo INPS.
In questo caso il trasferimento è ammesso dopo 12 mesi.
Scelta destinazione TFR: quali sono le possibilità?
A partire dal 1 gennaio 2007, a seguito del Decreto n. 252/2005, tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, con contratto a tempo determinato o indeterminato, possono scegliere liberamente dove destinare il TFR.
Nello specifico si può scegliere tra:
- lasciare TFR in azienda (o destinarlo all’INPS nel caso di aziende con più di 50 dipendenti)
- destinazione TFR a fondo pensione
- nessuna scelta (silenzio/assenso)
Vediamo insieme cosa accade in base alla scelta che si fa.
Scelta del lavoratore | Azienda fino a 49 addetti | Azienda con almeno 50 o più addetti |
Lasciare il TFR in azienda | TFR rimane in azienda | TFR conferito al Fondo Tesoreria (in questo caso il TFR non cambia natura e il dipendente lo otterrà dalla sua azienda alla fine del rapporto di lavoro, così come per le eventuali anticipazioni richieste. Il datore di lavoro conguaglierà la somma erogata con i contributi dovuti agli Enti Previdenziali) |
Conferire il TFR ad una forma di previdenza complementare | TFR trasferito totalmente alla forma scelta dal lavoratore | TFR trasferito totalmente alla forma scelta dal lavoratore |
Nessuna scelta (silenzio-assenso) | TFR trasferito alla previdenza complementare o al Fondo INPS | TFR trasferito alla previdenza complementare o al Fondo INPS |
Cosa vuol dire lasciare il TFR in azienda?
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi se si sceglie di lasciare il TFR in azienda?
VANTAGGI TFR IN AZIENDA | SVANTAGGI TFR IN AZIENDA |
Rendimento certo (1,75% + 75% inflazione) | Rischio fallimento azienda |
Anticipi liquidabili con consenso datore di lavoro | Rendimenti più bassi a lungo termine |
Scelta sempre modificabile | Tassazione della prestazione a scadenza media del 27% |
Destinazione TFR fondo pensione
VANTAGGI TFR A PREVIDENZA COMPLEMENTARE | SVANTAGGI TFR A PREVIDENZA COMPLEMENTARE |
No rischio fallimento azienda | Maggiore volatilità sui mercati |
Rendimenti maggiori a lungo termine | Anticipazioni a determinate condizioni |
Tassazione a scadenza tra 15 e 9% | Scelta irrevocabile |
Destinazione TFR: cosa conviene?
Per capire come (e se) cambiare la scelta del TFR proviamo ad analizzare insieme questa tabella che confronta le prestazioni tra TFR lasciato in azienda e TFR versato alla pensione complementare.
TFR LASCIATO IN AZIENDA | TFR VERSATO ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE |
La rivalutazione annuale è tassata con l’aliquota del 17% | La rivalutazione annuale è tassata con l’aliquota del 20% |
Al momento della liquidazione è sottoposto a tassazione separata. La prima aliquota IRPEF è del 23% | La prestazione finale è soggetta ad aliquota definitiva del 15%, che scende fino al 9% dopo il 15° anno |
Qualsiasi tipo di anticipazione è soggetta a tassazione separata. La prima aliquota IRPEF è del 23% | Le anticipazioni nel Fondo pensione sono tassate ad aliquota definitiva: • anticipazione per motivi sanitari: 15%, che scende fino al 9% dopo il 15° anno • altre anticipazioni: 23% |