L’argomento pensioni è quello che apre sempre dibattiti infiniti, perché le soluzioni sembrano così semplici da raggiungere, ma concretamente poi alla fine non si ottiene assolutamente nulla di garantito. Ed è un enorme dispiacere dover constatare che purtroppo tutti i lavori che, per decenni si sono spesi per guadagnarsi un po’ di tranquillità per la vecchiaia, ora non abbiano dei giusti riconoscimenti.
Si tratta infatti di una questione davvero molto spinosa, di fronte alla quale ci troviamo del tutto impreparati e incapaci di gestire al meglio quelle che dovrebbero delle sacrosante risorse nelle mani di quanti meritano, dopo tanti sacrifici, un minimo riconoscimento anche dal punto di vista economico, oltre che in base al lavoro svolto.
Per questo motivo, quello che emerge oggi è che nel 2025, si potrebbero finalmente cominciare a intravedere alcuni cambiamenti molto interessanti e tutti volti a guardare in faccia la realtà: le pensioni vanno aumentate e per tanti motivi che adesso proveremo a trattare insieme anche agli aumenti che sono previsti e che ovviamente non interesseranno proprio tutti.
Pensionati: lo zoccolo duro del nostro Paese
E’ vero, i pensionati in Italia sembrano non esistere assolutamente, anche perché fondamentalmente gli aiuti non arrivano mai quando servono davvero, e questo ovviamente succede perché purtroppo molto spesso mancano le risorse che possano indurre a manifestare un certo interesse nei confronti di questa fetta di popolazione così economicamente delicata.
Eppure si tratta per lo più di ex lavoratore, e nella stragrande maggioranza dei casi, sono proprio quella fetta di popolazione che ha smosso lo stato d’animo di un’Italia indurita dall’inflazione del secondo dopoguerra, mentre tutto crollava e si cercava di rimettere in piedi totalmente il nostro Paese dilaniato dalla guerra e dalle conseguenze di questa.
A questo punto, non stiamo più parlando di quisquilie, ma di quanti hanno dato un loro contributo che seppur piccolo è valso tanto, davvero molto più di quello che generalmente siamo portati a pensare. Ecco perché oggi giorno non trovare un posto che sia loro dovuto e affidabile, oltre che un sostegno concreto, diventa qualcosa di indispensabile.
Le pensioni minime: un aiuto almeno a loro
Gli aumenti di cui comunque si parlava più su e che sembrerebbero essere ormai in procinto di entrare nel vivo delle dinamiche economiche del nostro Paese, sono relativi per lo più alle pensioni minime, che nell’arco di tutto il 2025 subiranno un aumento importante dello 0,8% in più rispetto a quanto veniva percepito fino a tutto il 2024.
Si tratta di far passare l’importo minimo delle pensioni da 614,77 a 616,67 euro al mese, mostrando pertanto un aumento effettivo di 1,90 euro, che su base annua vuol dire avere un incremento di appena 24 euro circa al mese. Anche questo ha aperto un importante dibattito, tra le forze politiche.
E’ stato considerato infatti un aumento molto, troppo contenuto, che non compensa assolutamente le difficoltà chiare ed evidenti con cui convivono molti anziani purtroppo, spesso proprio al limite della povertà. Una situazione che sicuramente non trae alcun tipo di miglioramento da quanto raggiunto con questo incremento economico sulla pensione minima.
Ragioni di questo piccolo aumento
Diciamo che, se l’aumento non fosse dipeso dalla rivalutazione avvenuta automaticamente, non sarebbe stata mai presa in considerazione, nemmeno in considerazione delle profonde conseguenze seguite e determinate dall’inflazione che sta colpendo tutti, non solo il comune cittadino, ma anche le imprese più facoltose e danarose. Ma nel caso delle pensioni la questione è più ampia.
Infatti, ogni anno per cercare di capire come migliorare il potere di acquisto dei cittadini l’INPS valuta di adeguare gli importi delle pensioni in base all’aumento del caro-vita che sicuramente negli ultimi tempi non sta lasciando scampo proprio a nessuno. E tutto è chiaramente provato dai dati ISTAT, che sono sicuri e affidabili, oltre che ampiamente aggiornati.
In questo senso, viene stabilito quindi il tasso di rivalutazione che viene per questo motivo fissato allo 0,8%, un valore che risulta anche essere il più basso degli ultimi anni. Un dato che deve farci preoccupare alla luce del fatto che la spesa oggi tocca tetti altissimi e le pensioni purtroppo non sono pronte a fronteggiare questo nuovo stato di cose.
A chi spetta l’aumento
Il tasso di rivalutazione, che già è particolarmente basso, in ogni caso non viene posto e calcolato per tutti allo stesso modo. Infatti, i pensionati godono di trattamenti di guadagno diversi, e diversificati saranno anche gli adeguamenti di questa percentuali in base al reddito del pensionato che deve percepire la rivalutazione.
Ma tenendo conto che si tratta già con l’8% di una cifra davvero ridicola, è anche probabile che la cifra di rivalutazione scenda ulteriormente sulla base di quelle che sono ovviamente le cifre crescenti delle pensioni. Se i pensionati hanno quindi assegni superiori a 4 volte la pensione minima, infatti, la rivalutazione toccherà anche solo lo 0,1%.