20 ottobre 2020
Fare testamento: tutte le risposte ai tuoi dubbi sulla pianificazione successoria
Nonostante sia uno strumento fondamentale per trasmettere in maniera sicura la propria ricchezza e conservare intatto in patrimonio, la pianificazione successoria è spesso sottovalutata.
La scarsa conoscenza di questo strumento, accompagnata da una buona dose di scaramanzia e dalla volontà di “esorcizzare” la morte, inducono molti a rimandare il momento di redigere testamento.
Ad enfatizzare questa tendenza, per altro più diffusa in Italia che nel resto d’Europa, concorrono anche una serie di dubbi e “falsi miti” legati al lasciare un testamento. Proviamo a vederli e analizzarli insieme.
Bisogna fare un testamento solo in età avanzata?
La risposta è NO.
Innanzitutto perché la morte è un evento che purtroppo sfugge al nostro controllo e può verificarsi in qualsiasi fase della nostra vita. In secondo luogo, redigere un testamento valido permette un’oculata trasmissione dei beni soprattutto in situazioni patrimoniali complesse che prevedono famiglie allargate, atipiche ecc..
Bisognerebbe iniziare a pensare alla pianificazione successoria sin dai primi momenti di accumulazione patrimoniale.
La famiglia può essere ignorata nel redigere il testamento?
DIPENDE.
Il testatore, infatti, può scegliere liberamente come disporre dei propri beni, ma la legge ereditaria stabilisce che, pur facendo testamento, un minimo del patrimonio lasciato dal defunto debba andare a beneficio di taluni soggetti legati al testatore (coniuge, figli, genitori…), proprio in ragione del particolare rapporto esistente.
Se il testatore dovesse procedere in maniera ostativa a questa disposizione, gli eredi legittimari possono ricorrere al giudice.
La legge testamentaria tutela sempre gli interessi della famiglia?
DIPENDE.
Anche a causa dei profondi cambiamenti sociali che hanno interessato la nostra società negli ultimi anni, la legge non sempre riesce a tutelare gli interessi della famiglia, proprio perché non è in grado di prevedere tutte le possibilità che si potrebbero presentare.
Proviamo a fare qualche esempio:
1) A chi va l’eredità se non ci sono figli
Nel caso di coppie sposate senza figli, il coniuge ancora in vita, per legge, deve dividere il patrimonio con i genitori o i fratelli, anche se nel pensiero comune c’è l’idea che non esista altro erede se non il coniuge superstite.
2) Diritto di successione nel caso di convivenza
In questo caso il convivente, pur essendo la persona più vicina al defunto, in realtà non gode di alcun diritto sul suo patrimonio.
Questi sono solo due esempi, ma che servono comunque per capire quanto sia importante riflettere con le giuste tempistiche se la propria volontà sarebbe rispettata dalle disposizioni della legge ereditaria.
Quando si parla di erede universale di un patrimonio, si intende una sola persona?
DIPENDE.
Il numero degli eredi dipende sempre dalla sua relazione con il defunto.
Quando si parla di “universalità” si intende invece la totalità dei rapporti giuridici attivi e passivi.
Nella successione ereditaria, ogni erede riceve un bene?
DIPENDE.
Nella maggior parte dei casi si presenta invece il caso di comunione ereditaria.
Quando al defunto succedono più eredi che diventano comproprietari dei beni che formano l’eredità, si parla di comunione ereditaria. Quindi, se nel patrimonio ereditario subentrano più eredi (ad esempio i figli ed il coniuge), ciascuno dei coeredi diventa contitolare dei beni appartenenti all’asse ereditario, dando origine a una comunione ereditaria.
Si possono diseredare gli eredi legittimi?
DIPENDE.
Con la diseredazione si può dichiarare di voler escludere un determinato soggetto dalla propria successione.
Questo tema però è abbastanza complesso perché la questione della diseredazione si pone anche nel caso in cui si disponga per testamento dell’intero patrimonio.
Inoltre, non tutti gli eredi possono essere diseredati. Secondo l’art. 536, comma I, del Codice Civile non è possibile escludere dalla successione quei soggetti ai quali la legge riserva una quota di eredità o altri diritti (ovvero il coniuge, i figli e gli ascendenti)
La quota dunque riservata agli stretti congiunti del testatore è intangibile e rappresenta un limite invalicabile.
Fare testamento è un “atto definitivo”?
NO.
Il testamento è sempre modificabile e revocabile, fino all’ultimo istante di vita.
Non è detto, infatti, che la condizione vigente al momento di redigere testamento rimanga immutata nel corso del tempo. Possono subentrare tantissimi cambiamenti, sia dal punto di vista relazionale che patrimoniale.
Ed in questo è fondamentale il ruolo del consulente patrimoniale che può aiutare e supportare la pianificazione successoria in maniera costante e continuativa, valutando e verificando di volta in volta le nuove situazioni che si presentano.
Come rinunciare all’eredità? Se non si rinuncia, si accetta implicitamente?
NO.
Accettazione e rinuncia richiedono un atto esplicito.
La mancata rinuncia comporta la perdita del diritto di accettare allo scadere dei 10 anni. Prima di questa scadenza, l’eredità non si intende automaticamente rinunciata.
La successione ereditaria è influenzata dalla pianificazione patrimoniale effettuata in vita?
SI.
Tutti gli atti di disposizione compiuti in vita possono influenzare la successione in due modi:
- depauperamento della successione: quando il testatore decide di usare una parte del patrimonio, trasformandola in bene “volatile”
- anticipi sulla successione: quando gli atti di disposizione integrano delle liberatà in favore dei legittimari
Eredità = ricchezza?
NO.
L’asset ereditario che trovano gli eredi può essere:
- di sola attività
- di attività e passività
- di sole passività
- assente, pari a zero
Fare testamento garantisce che andrà tutto come deciso?
DIPENDE.
Molto dipende anche dalla situazione relazionale e patrimoniale che si è creata all’apertura della successione.
È vero infatti che il testamento può essere sempre modificato, ma è anche vero che non è in grado di prevedere tutti gli eventi che possono incorrere nella vita di una persona.
In caso di morte del coniuge la quota di eredità è la stessa sia nel caso di comunione che in quello di separazione dei beni?
NO.
Del tema “Comunione VS separazione dei beni” abbiamo già discusso nell’articolo “Comunione o separazione dei beni: vantaggi e svantaggi dei due regimi patrimoniali”.
Qui vale la pena ricordare che:
- in caso di comunione dei beni, i coniugi sono titolari dei beni acquistati per quote uguali e indivise. Con la morte del coniuge la comunione si scioglie, ma ciò che cade in successione è solo la quota del coniuge defunto;
- in caso di separazione dei beni, alla morte del coniuge i beni di cui egli è proprietario andranno a comporre il suo patrimonio ereditario e cadranno in successione al 100%.